Anche quest’anno, il Global Fashion Summit ha riunito a Copenhagen brand, policy maker, investitori, solution provider e organizzazioni internazionali sotto un titolo volutamente evocativo: Unlocking Barriers. Building Bridges. La nostra partecipazione come Innovation Forum Exhibitor – la prima come Ympact, il nuovo brand con cui presentiamo le soluzioni del nostro gruppo – ci ha consentito di avere un’ampia visione delle istanze e delle novità al centro di un evento sempre interessante per le prospettive di sviluppo dell’industria della moda. Quello che segue è il nostro racconto.

Il coraggio di agire. Anche quando i segnali sono contrastanti

A poche settimane dal pacchetto legislativo Omnibus e in attesa dell’implementazione del Digital Product Passport, l’edizione 2025 del Global Fashion Summit ha riproposto una domanda fondamentale: cosa serve davvero per accelerare la trasformazione sostenibile della moda?
La risposta ricorrente è stata una: la leadership. Più delle norme e dei vincoli di mercato, ciò che oggi può fare la differenza è la capacità delle aziende e delle persone che le guidano di compiere scelte lungimiranti, anche in scenari complessi.

“Abbiamo colto un messaggio potente che condividiamo: la sostenibilità è un driver di competitività tra i più importanti, ma ha bisogno di coraggio, di visione, di metodo scientifico fondato sui dati e di una leadership capace di trasformare le barriere in ponti. È la leadership che guida il cambiamento, non il contrario”, ha osservato Francesca Rulli, che ha seguito i lavori del Summit nella sua veste di co-founder Ympact.

Il keynote della CEO di Global Fashion Agenda, Federica Marchionni, ha dato forma a questo invito al cambiamento attraverso cinque ingredienti chiave, su cui si articolata l’agenda dell’evento: innovazione, capitale, coraggio, incentivi e regolamentazione. Cinque leve complementari, da attivare insieme per rendere sistemico ciò che oggi risulta spesso ancora solo sperimentale.
La sostenibilità è una maratona, non uno sprint”, ha detto Marchionni aprendo i lavori del Summit, richiamando tutti a un impegno costante capace di superare le logiche emergenziali per costruire un cambiamento duraturo.

Una prospettiva globale con margini di miglioramento

Il Summit si è confermato un appuntamento importante  di confronto globale, capace di intercettare le grandi trasformazioni in atto: ambientali, regolatorie, tecnologiche. Un momento strategico anche per chi, come noi, lavora sul campo al fianco delle imprese per trasformare gli obiettivi in azioni misurabili di riduzione d’impatto.

Tra le evidenze raccolte, anche qualche vuoto significativo: la filiera produttiva, in primis, poco rappresentata sia sul palco che in platea.
“Abbiamo colto un’energia molto positiva da parte di brand, ONG, provider e studenti. La voce della filiera – quella che ogni giorno traduce le strategie in processi – si è però sentita poco e questo è un punto su cui riflettere”, ha rimarcato Rulli.

Poco presente anche l’Italia, il che è parso strano visto il ruolo d’eccellenza che il Made in Italy gioca nella produzione tessile-moda a livello europeo e mondiale.
“Sarebbe un’opportunità preziosa raccontare l’esperienza di tanti fornitori italiani che da anni implementano progetti concreti di sostenibilità. Dalla chimica sicura alla decarbonizzazione, dalla tracciabilità al riciclo, c’è un patrimonio di competenze e risultati che merita di essere condiviso”.

 

Fare chiarezza sull’innovazione

Come Innovation Forum Exhibitor, abbiamo toccato con mano la vivacità dello spazio espositivo del Summit, dedicato alle soluzioni più avanzate al servizio della sostenibilità. Tracciabilità digitale, materiali bio-based, modelli rigenerativi, metriche avanzate di circolarità… La tecnologia ci spalanca incredibili prospettive, ma da sola non basta. Senza visione, senza metodologie armonizzate, senza investimenti pazienti e regole chiare, il rischio è che gli strumenti restino prototipi inapplicabili.

Difficile, inoltre, orientarsi tra tante proposte diverse fra loro, anche quando riunite in macrocategorie come “tracciabilità” o “misurazione d’impatto”.
“La varietà dell’offerta è sempre un valore, ma rischia di generare confusione se non accompagnata da una narrazione chiara. Dietro termini simili si celano infatti approcci spesso diversi, mentre le imprese hanno bisogno di essere aiutate a scegliere soluzioni coerenti con i propri obiettivi”, ha proseguito Rulli.

 

Regole, trasparenza e governance

Il tema della compliance è emerso con forza in più interventi, a conferma che l’evoluzione normativa – dalla Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD) alle direttive anti-greenwashing – non è più una cornice astratta ma una leva concreta di trasformazione. Tracciabilità, rendicontazione e gestione integrata dei dati diventano prerequisiti per l’accesso al mercato.

Nel nostro lavoro quotidiano – spiega Rulli – lo vediamo continuamente. Anzi, lo dimostriamo insieme a centinaia di fornitori che stanno ottenendo risultati concreti su decarbonizzazione, riduzione dell’uso d’acqua, eliminazione delle sostanze pericolose dai processi produttivi, riciclo… grazie a un framework strutturato come 4sustainability®”.

 

Collaborazione e valore condiviso

Nel programma degli speech, ben articolato attorno ai cinque pilastri lanciati da Marchionni nel suo speech di apertura, il focus su innovazione e climate strategy è emerso con la dovuta rilevanza. Avrebbero meritato un livello simile di approfondimento anche altri temi, come la collaborazione tra stakeholder o la distribuzione del valore lungo la filiera.

“In alcuni panel dedicati all’impatto sociale, si è parlato di diritti, ma poco di modelli collaborativi, aspetto invece cruciale per realizzare modelli di produzione sostenibili: senza il coinvolgimento attivo della filiera e un nuovo equilibrio tra profitto e impatto, infatti, la transizione non può che restare incompiuta. Servono connessioni e dialogo tra brand e filiere, per realizzarla. In questo contesto, Ympact rappresenta l’unica soluzione one-stop che si rivolge sia ai brand che alle filiere, combinando metodo, tecnologia e competenze a supporto. Un approccio integrato che abilita la trasformazione del settore verso trasparenza e sostenibilità: prodotti tracciati da filiere responsabili.”.

Anche a formula chiusa di alcune sessioni, riservate solo a determinati stakeholder, ha suscitato qualche perplessità rispetto all’apertura che questi spazi di confronto dovrebbero avere.
“Crediamo che sostenibilità significhi anche inclusione e accessibilità. Allargare il perimetro della partecipazione, anche con format più aperti e sostenibili nei costi, sarebbe un passo avanti verso uno stakeholder engagement più efficace”.

I nostri takeaways e i prossimi appuntamenti

Torniamo da Copenaghen con diverse conferme. Ve ne riproponiamo in sintesi alcune tra le più rilevanti.

  1. La normativa non aspetta. Servono sistemi strutturati di raccolta dati, con approcci integrati tra funzioni aziendali e attori di filiera.
  2. La leadership si misura nella difficoltà. Senza visione e coraggio si va poco lontano, anche quando i mercati rallentano.
  3. La collaborazione è un requisito, non un’opzione. Bisogna andare tutti nella stessa direzione.
  4. Innovare è implementare. Tecnologie e soluzioni non mancano, ma vanno integrate con intelligenza e pragmatismo.
  5. La sostenibilità è sistema. Superare le logiche individuali è la chiave per ridurre gli impatti ed essere più competitivi

Avremo modo di parlarne il 3 ottobre nell’edizione 2025 dell’Evento 4sustainability ospitata da Eurojersey. Attraverso casi concreti e il contributo di ospiti di rilievo, dimostreremo come metodologie armonizzate, condivisione dei dati, collaborazione tra stakeholder e tecnologie interconnesse possono rendere la filiera più efficiente, tutelare la brand reputation e ridurre gli impatti.

Sempre in ottobre, al Venice Sustainable Fashion Forum, l’Italia sarà protagonista di un altro confronto che auspichiamo possa contaminare anche contesti internazionali come il Global Fashion Summit, con più voce alla manifattura e più spazio al valore generato da modelli di business, territori, dimensioni e culture differenti.

“La sostenibilità è pluralità, rispetto delle diversità e dei contributi di ciascuno”, conclude Rulli. “È anche l’essenza del Sustainable Development Goal n.17 – Partnership for the Goals. Ed è la direzione su cui noi continueremo a lavorare”.