Non poteva che esserci il Covid al centro dell’ultima Conferenza Annuale di Textile Exchange, andata in scena lo scorso novembre in versione giocoforza virtuale. Più di 100 gli speaker coinvolti per oltre 1200 registrati da 50 Paesi diversi. Uno il comune denominatore e cioè la consapevolezza che la pandemia abbia enormemente accelerato il processo di implementazione della sostenibilità e che oggi più di ieri, quindi, occorra lavorare insieme per ridurre – e presto – gli impatti ambientali dell’industria tessile mondiale.

 

LE TEMATICHE DELLA CONFERENZA

Sono tre i temi principali affrontati durante i lavori: azione per il clima, biodiversità ed economia circolare. Ognuno di essi tocca da vicino la filiera della moda, il che suggerisce un approccio di collaborazione e partnership fra tutti i soggetti coinvolti di cui Textile Exchange si fa primo sostenitore e promotore attivo.

 

CLIMATE+: LA STRATEGIA SUL CLIMA DI TEXTILE EXCHANGE

Per quanto riguarda l’azione per il clima, Textile Exchange ha presentato Climate+, un programma di interventi concreti sviluppato grazie al coinvolgimento degli stakeholder, con interviste e sondaggi online a cui hanno partecipato brand, rivenditori, fornitori, produttori, organizzazioni no-profit e professionisti di tutto il mondo, aderenti o meno a TE.

Il fine ultimo del programma è portare entro il 2030 il settore moda a ridurre del 45% le emissioni derivanti dalle fasi di pre-filatura nella produzione di fibre e materiali tessili, migliorando gli impatti positivi su acqua, terreno e biodiversità.

Il raggiungimento di tale obiettivo dipenderà anche dalla capacità di stringere partnership forti, pensate per incentivare l’adozione degli strumenti già esistenti e sostenere l’innovazione intorno a nuovi modelli di business e materiali con zero carbonio.

Per questo, sarà importante lavorare con i brand alla fase di reperimento delle materie prime, incoraggiando strategie quali l’incremento d’uso delle fibre riciclate, l’implementazione di pratiche rigenerative, la mitigazione dell’impatto sul terreno, il supporto nella transizione all’utilizzo di energie rinnovabili, il sostegno all’innovazione e la circolarità.

 

BIODIVERSITÁ: UNA QUESTIONE URGENTE

Riguardo alla biodiversità, i lavori della conferenza 2020 di Textile Exchange hanno anzitutto evidenziato lo stato d’impellenza in cui ci troviamo. Nel 2019, la comunità scientifica ha realizzato il suo ultimo report IPBES Global Assessment sullo stato delle specie e degli ecosistemi. Dalle analisi, emerge che circa un milione di specie animali e vegetali sono a rischio di estinzione e che molte altre, nei prossimi decenni, subiranno lo stesso tipo di minaccia.

Uno strumento per spingere il settore moda a fare la propria parte anche sul tema della biodiversità è il nuovo Biodiversity Benchmark dal titolo Textile Exchange Corporate Fiber and Materials Benchmark (CFMB) Program.

Attraverso tale programma, le aziende potranno comprendere meglio il loro impatto sull’ambiente e la dipendenza dalla natura delle loro strategie di approvvigionamento dei materiali; potranno definire un percorso di miglioramento continuo sulla biodiversità e valutare comparativamente i progressi raggiunti attraverso parametri condivisi di riferimento. Risultati che potranno essere ulteriormente migliorati incanalando la propria esperienza e gli insegnamenti appresi nella comunità di appartenenza.