Secondo lo studio SELMA condotto presso l’Università Karlstad in Svezia, l’esposizione alla famiglia di composti chimici nota con l’acronimo PFAS aumenterebbe del 50% il rischio di aborto spontaneo nelle prime fasi della gravidanza, oltre a impoverire lo sviluppo del feto.

Cosa sono i PFAS e dove vengono impiegati

I PFAS, per esprimersi in modo semplice, sono acidi molto forti usati in forma liquida, con una struttura chimica che conferisce loro una particolare stabilità termica e li rende resistenti ai principali processi naturali di degradazione.
Per le loro proprietà antiaderenti, antimacchia e di impermeabilità, i PFAS sono tuttora molto usati nel finissaggio di prodotti tessili e conciari. I giacconi sportivi, le calzature, le moquette per pavimenti, i divani di tessuti antimacchia o le poltrone di pelle sono in genere trattati con i PFAS perché conservino le caratteristiche senza ungersi, bagnarsi o sporcarsi.

I risultati della ricerca svedese sui PFAS sono molto preoccupanti, specie se sommati a quanto già si sapeva su queste sostanze collegate per la loro tossicità a una serie di malattie come il cancro e l’asma, alla diminuzione della fertilità e a vari danni a fegato e tiroide.

Non è un caso se l’iniziativa globale ZDHC – Zero Discharge of Hazardous Chemicals, che riunisce i maggiori brand della moda e del lusso attorno al comune obiettivo di eliminare le sostanze chimiche tossiche e nocive dai cicli produttivi, collochi i PFAS tra i composti più attenzionati e soggetti a restrizioni.

L’impegno delle aziende della moda

A ZDHC – spiega Francesca Rulli, CEO e Founder di Process Factoryaderiscono anche tante aziende della filiera, produttori chimici, laboratori di analisi e società come la nostra che supportano il percorso delle imprese verso un modello di business sostenibile. Le realtà che sulla buona chimica si stanno adeguando sono ogni giorno di più e l’impegno è particolarmente evidente proprio nella corretta gestione delle sostanze chimiche in produzione. Sono circa 160 le aziende che solo noi seguiamo direttamente su questo fronte attraverso il protocollo 4sustrainability® sviluppato il linea con la metodologia ZDHC, ma il cambiamento interessa oltre 2000 imprese della catena di fornitura”.

Sono segnali incoraggianti, questi, soprattutto perché si accompagnano a un generale cambio di mentalità sulla cosiddetta gestione chimica. Ma non bisogna mollare la presa. È fondamentale approfondire l’impegno, avendo la consapevolezza che i guasti causati dall’uso massiccio dei PFAS dagli anni Cinquanta del secolo scorso ad oggi, ce li porteremo purtroppo dietro per generazioni.

Il dato allarmante – spiega infatti Carl-Gustaf Bornehag, professore e project manager dello studio SELMA presso la Karlstad University – sta infatti nell’evidenza che questo tipo di sostanze chimiche permane a lungo nell’ambiente e nell’organismo umano a livello di flusso sanguigno. Al punto da meritarsi la poco nobile definizione di forever chemicals, sostanze chimiche per sempre.

SCOPRI DI PIÙ SUL PROTOCOLLO CHEM 4SUSTAINABILITY®
PER L’ELIMINAZIONE DELLE SOSTANZE CHIMICHE TOSSICHE E NOCIVE
DAI CICLI PRODUTTIVI